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Rega Elex-R Amplificatore Integrato
1.190,00 €
1.521,00 €
-331,00 €
Quality
(5)
Mentre vi scrivo ascolto Glenn Gould in una registrazione inedita pubblicata qualche anno fa. Non è una semplice rimasterizzazione di materiali scovati per caso ma l’incisone delle sue prove presso gli studi della Columbia nel 1955 mentre registrava la prima versione delle “Goldberg”, suo insuperabile capolavoro esecutivo. Per chi conosce la sua voce e gli studi della Columbia per averli visti decina di volte nei film di Bruno Monsaingeon sa che non c’è nulla di più difficile da riprodurre per un impianto stereofonico, perchè Glenn Gould canticchia mentre suona, siede in modo atipico sulla sua strana seggiolina ( dal basso in alto) e suona su di un pianoforte che ha la velocità di un clavicembalo ( il famoso Steinway CD 318). Poi ci sono i rumori dei suoi passi che si spostano da destra a sinistra, il suonare lo stesso passaggio decine di volte, l’ambienza della grande sala della Columbia, le chiacchiere dei tecnici di registrazione, insomma c’è tutto per mettere in difficoltà un sistema di riproduzione. Il piccolo Rega Elex-R da 70 watt se la cava bene e se la cava meglio del Crescendo della Audio Analogue, amplificatore dal suono elegante ma impacciato nel “guidare” le mie Monitor Audio Gold 100. Il Rega - inglese come i diffusori - si trova a suo agio tanto che i diffusori sembrano gradire questa “spinta in più” al punto tale che la musica è diventata ora più corposa, vivace, presente, insomma in una sola parola ho aggiunto quantità e qualità . Suona bene e chiaro il pianoforte di Glenn Gould, ma altrettanto bene suona il pianoforte della Nina Simone in “Live Montreux”, una delle poche registrazioni decenti di questa grande artista; la sua voce è corposa, calda, ritmica, non troppo avanti nè troppo indietro e se alzo il volume oltre metà corsa non c’è distorsione tanto che le Monitor assecondano la forza di questo piccolo amplificatore. Se metto su l’Adagietto della Quinta di Mahler ( DG/Berliner/Abbado/1993) o l’Allegro della Quinta di Shostakovich (Sony/CBS/NY Philharmonica/Bernstein/1959) il Rega - con le dovute proporzioni - non mi fa rimpiangere l’ascolto con impianti di “caratura superiore”; riesce ad essere sufficientemente elegante e preciso nei pianissimi di Mahler e generoso nei pieni orchestrali di Shostakovich. Resto dell’idea che se un amplificatore, un diffusore o meglio un impianto suonano bene con la musica classica allora suoneranno bene con qualsiasi brano musicale, perchè riuscire ad “amplificare e diffondere” le sonorità musicali di un pieno orchestrale esiguito da 50 e più musicisti è cosa diversa che riprodurre una voce accompagnata da quattro strumenti. Il Rega se la cava con grandissima dignità con la musica sinfonica, ma quando inserisco il CD della ECM “Titok” di Ferenc Snetberger (batteria , chitarra e basso) o il CD “Travel Guide” di Ralph Towner (ECM 2013) dove ci sono sia la chitarra classica che quella elettrica, il Rega ovviamente è a suo agio restituendomi quel suono monitor - sebbene un pò arrotondato - che era ed è il mio obiettivo acustico quando ho costruito il mio impianto da scrivania. In sintesi un gran bell’amplificatore, dal suono plastico, naturale, timbricamente corretto, a tratti arrotondato (soprattutto nel registro superiore), con tonalità che si spostano verso il caldo, un palcoscenico largo, ma non profondissimo dove però si colgono con facilità le distanze tra strumenti e tra questi e chi ascolta; ovviamente molto dipende dall’interfacciamento con l’ambiente ed il mio ambiente di ascolto spesso mi ha restituito - con elettroniche e/o diffusori diversi - un suono caldo ed arrotondato ma sempre molto preciso e naturale. Infine, ritengo che qualsiasi descrizione del suono dipenda dalle nostre abitudini e soprattutto dalla qualità delle incisioni, perchè come dicevo ci sono incisioni che fanno fare bella o brutta figura ai nostri impianti.E poi, possiamo discuterne per settimane intere ma il suono non si riesce a descrivere mai fino in fondo per cui consiglio - a chi legge queste brevi note - l’ascolto del CD “Arie italiane per basso” di Ildebrando D’Arcangelo dove, soprattutto nella traccia 9 (“Fra l’ombre e gli Orrori”/Handel/DG 2009) si comprende la bravura del cantante ma soprattutto la capacità dell’impianto di scendere in basso mantenendo una intrigante bellezza sonora di pochi altri dischi dedicati alla “voce di basso”. Al di là di tante altre considerazioni plausibili, la sintesi del discorso dopo 1 mese dall’acquisto è che ricomprerei questo amplificatore consigliatomi dal Signor Ventura dopo qualche chiacchierata via mail; non mi ha deluso, è esattamente - grosso modo - quello che mi aspettavo, ovvero un amplificatore capace di dare corpo ad un suono un po flebile del “Crescendo” e che fa della ricchezza cromatica e naturalezza i suoi punti forza. Difetti? Innanzitutto non ho provato l’ingresso phono MM dell’amplificatore per cui non so dire quanto sia utile per un eventuale ascolto analogico; l’amplificatore è costruito solidamente, è spartano, produce calore per cui consiglio di lasciargli spazio ed aria intorno; gli ingressi sono solo 4 più una entrata phono MM, una uscita tape ed una pre-amp; i terminali di uscita per i diffusori accettano solo banane da 4 mm (ma vanno benissimo con i cavi Tellurium), i connettori RCA d'ingresso risultano troppo ravvicinati; infine non ha la doppia circuitazione dell’Elicit -R ( che costa però 1000 euro in più) ed il telecomando - a voler esser buoni - è veramente “troppo spartano”. Insomma, 1400€ ben spesi, per chi ama la musica.